La visione inizia, ma non finisce nella retina. A volte lo stato di salute dell’occhio è buono, ma le informazioni visive che vengono raccolte e portate al cervello non sono elaborate in modo efficace, e questo comporta una difficoltà a svolgere compiti visivi complessi come per esempio leggere, riconoscere e denominare un oggetto statico o in movimento quando il suo contorno è mascherato dal altri vicini o sovrapposti, analizzare gli elementi spaziali per programmare l’azione. Altre volte è la visione periferica ad essere compromessa ma ben presto questo si ripercuote sui processi visivi centrali. Per spiegare la visione normale ed i suoi disturbi, è necessario quindi analizzare la risposta dell’intero sistema visivo, inclusi i processi che avvengono nel cervello.
La scienza che si occupa della valutazione delle funzioni visive centrali e dei meccanismi corticali su cui queste funzioni si basano viene chiamata neurovisione e le tecniche riabilitative che migliorano la visione inducendo plasticità nelle reti neuronali della corteccia visiva primaria prendono il nome di training neurovisivo.
Consiste di una procedura che induce plasticità attività-dipendente nella corteccia visiva. La plasticità neuronale è il risultato dell’apprendimento percettivo, tramite il quale allenando certi compiti visivi si ottiene un miglioramento nelle funzioni visive.
Il training ha lo scopo di migliora le connessioni neurali tra i neuroni della rete che avviene attraverso la ripetizione di un compito che consiste nel rilevare uno stimolo Gabor (variazione sinusoidale di luminanza convoluta con una Gaussiana).
Con il training neurovisivo è possibile riabilitare selettivamente le reti neuronali del sistema magnocellulare e parvocellulare e, per ciascuna di queste vie, livelli diversi di processamento neurale (magno: V1 vs V5; Parvo: V1 vs V2 e V4).
La tecnica ha ottenuto l’approvazione del Food & Drug Aadministration per l’ambliopia dai 9 anni in poi, considerata fino ad ora intrattabile. Il training neurovisivo ha anche ottenuto il marchio CE come Dispositivo Medico per l’ambliopia, presbiopia iniziale, post-chirurgia refrattiva, post-chirurgia della cataratta, ipovisione e “supervisione”.
A seguito di un percorso valutativo su base optometrica, oculistica e neurovisiva è possibile rilevare la natura, il livello e l’entità della anomalia delle reti neuronali:
Per riabilitare questi disturbi non è sufficiente la diagnosi ma è necessario personalizzare il percorso riabilitativo.
Prima di iniziare un training neurovisivo bisogna valutare in primis con un’attenta indagine neurovisiva, neuropsicologica, optometrica ed oculistica, se il disturbo riguarda i processi visivi periferici o quelli corticali, definire il processo neurale da riabilitare e il livello di analisi a cui opera.
Successivamente, lo Studio Optometrico di Stefano Cappello, unico centro accreditato NVT (Training Neuro Visus) a Padova, somministrerà il training sotto diretta consulenza del centro DiVA dell’Università di Padova in cui è presente un’équipe formata da esperti di neurovisione, neuropsicologi, oculisti, ortottisti e optometristi, i quali forniscono una valutazione complessiva della funzionalità visiva dei candidati al training e sulla base di questa, una programmazione del trattamento specifico per ogni singolo individuo.
Fonte: Professional Optometry